Accesso civico   |   Privacy  

Pubblicato il

In arrivo il portafoglio digitale: il nuovo modo di concepire l’identità digitale

E’ stato pubblicato sulla GUUE il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2024/1183/UE (c.d. eIDAS 2.0) che modifica il regolamento (UE) n. 910/2014 per quanto riguarda l’istituzione del quadro europeo relativo a un’identità digitale.

Il regolamento riveduto costituisce un chiaro cambiamento di paradigma per l’identità digitale in Europa. Mira a garantire che le persone e le imprese in tutta Europa abbiano accesso universale a un’identificazione e un’autenticazione elettroniche sicure e affidabili.

A norma del nuovo regolamento, gli Stati membri offriranno ai cittadini e alle imprese portafogli digitali in grado di collegare le loro identità digitali nazionali alla prova di altri attributi personali (ad esempio patente di guida, qualifiche, conto bancario). I cittadini potranno dimostrare la propria identità e condividere documenti elettronici dal proprio portafoglio digitale in modo semplice, utilizzando il loro cellulare.

I nuovi portafogli europei di identità digitale consentiranno a tutti i cittadini di accedere a servizi online mediante la loro identificazione digitale nazionale, che sarà riconosciuta in tutta l’UE, senza dover utilizzare metodi di identificazione privati o condividere inutilmente dati personali. Il controllo degli utenti garantisce che siano condivise solo le informazioni che è necessario condividere.

Già a giugno 2021 la Commissione Europea aveva proposto una revisione del regolamento eIDAS presentandola assieme a un documento di raccomandazioni per la creazione di un European Digital Identity Wallet, ovvero un’identità digitale europea che entro il 2024 permetterà a tutti i cittadini UE di spendere la propria identità digitale in tutti gli stati membri.

L’EUDI Wallet è, appunto, un’identità digitale (un po’ come lo SPID) che però sarà valida in tutta Europa. La più grande e più importante differenza con il più noto SPID sarà però la struttura: non un’identità digitale come la conosciamo oggi, ma appunto un “portafoglio” in cui andranno a confluire i cosiddetti “attributi verificabili”, qualificati o meno (per esempio gli estremi del passaporto, del certificato di nascita, della patente, della tessera elettorale), e che permetterà quindi una digitalizzazione più diffusa dei documenti solitamente in possesso del cittadino.

In secondo luogo, l’obbligatorietà: con la revisione eIDAS gli stati membri saranno obbligati ad accettare le identità digitali e l’EUDI Wallet degli altri paesi. Infine, sarà definito a livello comunitario chi e quanti saranno i gestori di wallet che dovranno verosimilmente offrire un’interfaccia comune per tutti gli utenti, per l’autenticazione per la fruizione dei servizi.

Grazie all’European Digital Identity Wallet sarà quindi possibile non solo accedere ai servizi pubblici con la propria identità digitale in ogni paese EU, ma anche aprire un conto in banca, noleggiare una macchina, dimostrare la propria età o accedere a servizi pubblici.

Dopo l’annuncio di giugno 2021, la prima fase del progetto pilota è stata avviata nel 2022 con l’obiettivo di arrivare alla diffusione dell’European Digital Identity Wallet nel 2024.

Nel 2023, durante la fase di trilogo, ovvero il negoziato interistituzionale con la partecipazione di rappresentanti del Parlamento Europeo, del Consiglio dell’Unione Europea e della Commissione Europea, sono stati avviati i cosiddetti “Large Scale Pilot”, i progetti pilota su vari use case di utilizzo dell’EUDI Wallet portati avanti da Consorzi internazionali, come per esempio il Consorzio POTENTIAL di cui fa parte Intesa.

Dopo la pubblicazione del Regolamento avvenuta il 30 aprile 2024 si è in attesa degli atti attuativi che delineeranno le specifiche tecniche per l’implementazione dell’EUDI Wallet e, entro 24 mesi dall’adozione degli atti attuativi, gli Stati membri dovranno fornire ai propri cittadini l’EUDI Wallet.

L’EUDI Wallet rappresenta un altro importante passo verso gli obiettivi prefissati dal programma “Digital Decade 2030”, il “programma strategico per il decennio digitale che fissa traguardi e obiettivi per il 2030”, tra cui la digitalizzazione di tutti i servizi pubblici in Europa, ma anche per la creazione del mercato unico digitale europeo, che fino a questo momento soffriva di un panorama delle identità digitali molto diversificato, frammentato e poco interoperabile.

In secondo luogo, l’EUDI Wallet sarà un miglioramento per quanto riguarda la privacy e la protezione dei dati personali dei cittadini, perché il modello a “portafoglio” si avvicina molto a quello della Self Sovereign Identity, un tipo di identità digitale basato su Blockchain che restituisce agli utenti il controllo completo sulla propria identità e sulle informazioni da condividere.

Nel frattempo, nel nostro paese, si inizierà con una sperimentazione tecnica di qualche mese, per l’It Wallet, proprio a partire da tessera sanitaria e carta della disabilità, coinvolgendo qualche centinaio di persone. Stando agli attuali obiettivi prefissati la piattaforma dovrebbe essere pronta entro il 30 giugno, ma il traguardo potrebbe slittare a settembre. A quel punto i cittadini potranno caricare sull’app Io questi due documenti, certificati con la firma elettronica. La carta d’identità, fa sapere il Dipartimento, dovrebbe arrivare in formato digitale assieme alle due tessere o subito dopo, al massimo entro il prossimo ottobre. In una terza fase, tra l’autunno di quest’anno e i primi mesi del prossimo, si aprirà poi l’app Io alla patente di guida, il passaporto, la tessera elettorale e man mano a tutti gli altri documenti (come titoli di studio e licenze professionali, oltre che documenti giuridici che provano l’attivazione di regimi di tutela, rappresentanza o delega).

Ci sarà poi spazio anche per perizie e titoli o attestati tecnici, grazie a una serie di altri portafogli digitali (questi, però, a pagamento) dedicati ai professionisti (come avvocati, ingegneri, commercialisti e architetti), alle banche e alle aziende di telecomunicazione, con una partnership tra Stato e imprese. Oltre ai provider pubblici, quindi, ci saranno anche quelli privati.

Da LeAutonomie.it






Correlati


torna all'inizio del contenuto